MOOC: Cosa sono e qual è il loro futuro?

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I Massive Open Online Courses (MOOCs) sono stati spesso criticati e coloro che offrono questo tipo di corsi stanno ancora cercando di comprendere il modo migliore di monetizzare la proprietà intellettuale associata a questi corsi. Nonostante ciò e nonostante la relativa novità di questa strategia nel panorama della formazione online, i MOOC hanno già dimostrato il proprio potenziale innovativo negli ambienti accademici e aziendali, in termini di prezzo, tecnologia e anche dal punto di vista pedagogico.

Ci sono molti aspetti positivi a sostegno dei MOOC, non ultimo il fatto di rendere la formazione e la conoscenza disponibile per un più ampio gruppo di studenti appartenenti a diverse culture e Paesi, ma questo non rende la tecnologia necessariamente uno strumento efficace; infatti le attività formative basate su strumenti digitali possono essere meno autentiche o meno adatte all’utilizzo quotidiano rispetto alle strategie formative tradizionali. Inoltre è ora possibile reperire un gran numero di contenuti formativi digitali gratuitamente e non sono per i MOOC.

Una ricerca realizzata da Coursera, uno dei principali fornitori di MOOC, ha rivelato che circa l’85% dei propri utenti possiede già un titolo di studio. Questo suggerisce che gli utenti dei MOOC tendono ad appartenere alla parte privilegiata della società. Le persone che si iscrivono ad un MOOC sono solitamente sicure di sé, abituate a raggiungere i propri obiettivi e raramente sono persone povere o che non hanno accesso ad internet.

Questi sono alcuni degli argomenti che sono stati trattati durante il webinar che abbiamo organizzato alla fine dello scorso anno, al quale hanno partecipato 4 esperti del settore:

  • John Leh, CEO e Lead Analyst presso Talented Learning
  • Dr Mike Orey, professore associato presso l’università della Georgia
  • Aaron Silvers, progettista, esperto di tecnologia e strategia, responsabile dell’adozione di tecnologie formative innovative da parte di moltissime aziende in tutto il mondo, in particolare SCORM e xAPI
  • Erica LeBlanc, Operations Development Manager per il dipartimento IP e science business presso Thomson Reuters.

Durante il webinar sono state discusse 10 domande chiave legate ai MOOC, e in questo articolo vi presentiamo le risposte alle prime due (se volete guardare la registrazione del webinar inviateci una mail!)

1: Cos’è un MOOC?

Mike Orey ha spiegato che MOOC sta per Massively Open Online Course. Concentrandosi sulle prime due parole, ha affermato che “Open” significa gratuito per gli studenti e ha chiesto “Quindi cosa significa questo per le aziende che cercano di ottenere un profitto”?

Ha aggiunto che la maggior parte dei MOOC prevedono la visualizzazione di un video, spesso di lunga durata. Gli studenti devono completare dei test a risposta multipla e discutere le lezioni con gli altri studenti in un forum per lo più gestito in maniera autonoma. Secondo il Dottor Orey ciò non porta ad una vera conversazione e non permette di costruire delle relazioni.

Infine ha evidenziato come il primo MOOC ha attratto circa 100.000 studenti, di cui solo 1000 hanno completato il corso. Oggi osserviamo corsi da 100/300 studenti definiti come MOOC. Poiché la “M” diventa meno importante, rimangono la “O” (online” e la “C” (corsi). “Online course” è sostanzialmente la descrizione di e-learning, e quando si tratta di creare esperienze e-learning estremamente interattive su una scala ridotta, la chiave per ottenere buoni risultati è concentrarsi sulla relazione tra studenti e insegnanti e tra studenti e studenti, piuttosto che sulla tecnologia.

John Leh ha affermato che l’idea originale dei MOOC era quella di permettere ai professori universitari di conservare il contenuto dei propri corsi in aula durante il semestre per poi pubblicarli gratuitamente online, permettendo così a chiunque nel mondo di accedere a questi contenuti. Oggi la sigla MOOC si riferisce ad un insieme di corsi proveniente da un’unica fonte, per esempio un’università. I MOOC possono anche essere definiti come una piattaforma e-learning che permette alle persone o alle aziende di creare e gestire contenuti. Dunque esiste una varietà di definizioni in continua evoluzione del concetto di MOOC.

Ha poi aggiunto che ora esistono MOOC a pagamento, in aggiunta alla versione non-profit. Tra questi troviamo Udacity o Coursera (a pagamento) e MOOC universitari come edX (non-profit).

Inoltre, poiché i MOOC provengono inizialmente dal mondo accademico, sono spesso categorizzati in base all’approccio pedagogico. Un MOOC basato su video con un sistema di valutazione online è definito broadcast MOOC. Un MOOC con un sistema di valutazione di gruppo e focalizzato su di un’esperienza collaborativa in cui gli studenti condividono le proprie esperienze con il resto del gruppo, è definito come connectivist MOOC.

2: Qual’è il futuro dei MOOC?

Secondo Erica LeBlanc un business model sostenibile per i MOOC deve prevedere la possibilità di partnership con le aziende attraverso l’offerta della piattaforma come servizio interno per la crescita dei dipendenti o come un MOOC personalizzato contenente materiali relativi ai prodotti o servizi dell’azienda.

Aaron Silver invece ritiene che i MOOC forniscano un modo di vendere testi e materiali accademici a “studenti non tradizionali”. Inoltre forniscono un mercato secondario per i materiali che le università devono vendere per realizzare l’esperienza formativa. Infine, il temine MOOC è forse applicato in modo scorretto al settore aziendale, poiché i corsi non sono né “massive” né “open”.

John ha commentato: “E’ difficile riuscire a mantenere i corsi gratuiti, e ciò spesso significa scendere a compromessi, per esempio dal punto di vista della qualità dei corsi. Dal punto di vista  sia aziendale che accademico guardare un video di una persona che parla per un’ora di fronte ad un’aula è estremamente noioso. D’altra parte realizzare qualcosa di meglio richiede tempo, soldi e impegno, così come l’utilizzo di una tecnologia adeguata per la gestione e fornitura dei contenuti richiede un forte investimento economico.

“Potenzialmente avete un bacino di utenti composto da centinaia di migliaia di studenti, ma è fondamentale avere un ambiente in grado di supportare questo tipo di traffico, e questo richiede un impegno economico. Dunque, indipendentemente dalla gratuità o meno del corso, i MOOC non sono pensati per generare dei ricavi, a meno di non concentrarsi completamente sulla gestione dei costi, cosa difficilmente sostenibile a lungo termine. L’approccio più semplice è quello freemium.

“Attualmente non è possibile ricevere dei crediti universitari per il completamento di un MOOC,” ha aggiunto John. “Dovete seguire il corso. Potete apprendere e svolgere un esame, il quale può permettervi di ottenere un certificato in caso di successo. Comunque il valore di questo certificato è discutibile, e non vi consentirà di ottenere crediti universitari. Seguire un MOOC di Harvard non è come andare ad Harvard. Dunque i MOOC hanno iniziato ad offrire questo approccio freemium dove il contenuto è gratuito, mentre alcune cose sono a pagamento. Attualmente questo sistema è applicato principalmente per i certificati ma prevedo che, un giorno, sarà possibile seguire un MOOC online e ottenere dei crediti universitari. Quando questo succederà, i MOOC diventeranno davvero mainstream.

Mike ha evidenziato che un’università è un tipo di business, nel senso che deve vendere il proprio prodotto. Ha continuato: “I MOOC stanno dando alle persone una prova gratuita dell’esperienza legata alla fruizione di un corso universitario, insieme alla possibilità di continuare la propria educazione gratuitamente. Alcune università minori ora offrono agli studenti dei corsi MOOC la possibilità di ottenere crediti universitari, anche se in realtà l’obiettivo finale è quello di convincere gli studenti ad iscriversi a tempo pieno, pagando la retta universitaria.”